Territorio

Crocevia di fondamentale importanza che permette al Piemonte di comunicare con le nazioni d’oltralpe, il Canavese è sempre stato, proprio per questa sua configurazione, il luogo di passaggio e di permanenza di popoli e tribù nonché oggetto di contese. Questa zona, vero corridoio tra il Piemonte e la Valle d’Aosta, offre una grande ricchezza di ambienti naturali, dalla pianura alle Alpi attraverso piccole valli, colline moreniche e laghi, caratterizzati da microclimi che hanno permesso, già dal tempo dei Romani, la coltivazione della vite.

Dalla Serra al Gran Paradiso, da Chiasso alla Vallèe, i vigneti sono sempre parte integrante di questo passaggio, caratterizzato da numerosi castelli ad imperitura testimonianza dei signori e dei feudi del grande passato locale. I vigneti, la cui coltivazione a ridosso delle Alpi richiede cure attente, testimoniano un amore ed una passione per la terra che hanno radici antiche Dall’uva bianca Erbaluce, il cui nome pare derivare dalla leggendaria ninfa Albaluce, si ottengono tre tipologie di vino (Erbaluce di Caluso, Spumante e Passito), a dimostrazione del grande potenziale enologico di questo vitigno.

 

La leggenda dell' Erbaluce

Nella notte dei tempi, narra la leggenda, il Sole si innamorò dell’Alba ma quando uno sorgerva, l’altra andava via e non riuscivano mai ad incontrarsi. Intervenne allora la Luna che una notte rimase in cielo più a lungo e fece in modo che i due innamorati potessero vedersi. Da questa unione nacque una Dea bellissima di nome Albaluce.
Tutte le mattine andava su quelle che oggi sono le colline coltivate a vigna, a specchiarsi nel grande lago, di origine glaciale, che occupava le nostre terre. Finchè un giorno la regina Ypa, Sacerdotessa Celtica sovrana di Mazzè, decise di bonificare la zona prosciugando il lago, deviare il corso del fiume Dora Baltea, per avere più terre coltivabili.
Per fare ciò furono impiegati numerosi schiavi, molti dei quali morirono quando cedettero gli argini del fiume. Il lago si prosciugò velocemente e la mattina successiva la Dea Albaluce non potè più specchiarsi nelle sue acque. Dalla tristezza  le scese una lacrima che andò a posarsi su uno stelo d’erba. Quella che fino ad allora era semplice erba si trasformò in una pianta di vite sui cui rami pendevano grappoli succosi e dorati di uva bianca.
Ecco com’è nata l’Erbaluce!